Torna al centro dell’agenda politica tarantina il tema dell’autonomia universitaria, grazie all’impulso del professor Carmine Carlucci, già presidente del CUJ – Consorzio Universitario Jonico, e del senatore Mario Turco, che hanno promosso l’attivazione di un tavolo tecnico presso la Provincia di Taranto, ente capofila del Consorzio, nato negli anni 90 proprio con l’obiettivo di rafforzare la presenza universitaria nella provincia di Taranto.
Il gruppo di lavoro, costituito, oltre che dai già citati proponenti, dal Presidente della Provincia di Taranto Giovanni Gugliotti e dai rappresentanti dei Comuni della Provincia, Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto; Cosimo Fabbiano sindaco di San Giorgio Jonico; Giuseppe Fischetti, sindaco di Fragagnano; Luca Lopomo, sindaco di Crispiano e Fabrizio Quarto, sindaco di Massafra; si è riunito a Palazzo del Governo con piglio pragmatico, per poter pianificare da subito un nuovo modello di governance del Consorzio Universitario Jonico, trasformandolo in una pubblica fondazione – aperta sia ai Municipi ionici che a soggetti privati, come banche e imprese del territorio – che abbia come obiettivo strategico il potenziamento dell’università in Terra Ionica, fino al conseguimento dell’autonomia e indipendenza, necessaria per costituire un’autorevole e forte istituzione accademica al supporto del sistema sociale ed economico locale.
«La ripartenza del Consorzio Universitario Jonica è una buona notizia per le nostre comunità– commenta il Presidente della Provincia Giovanni Gugliotti – dopo che negli scorsi anni aveva perso inesorabilmente la capacità di guidare il territorio verso l’autonomia universitaria, probabilmente a causa della miopia della politica tarantina, che non ha saputo mettere in campo quel gioco di squadra che altri territori hanno invece applicato, centrando l’obiettivo di ottenere l’autonomia universitaria.
Oggi, mi auguro che tutti abbiano compreso le lezioni del passato e che si possa fare squadra con tutti gli attori istituzionali locali, per remare all’unisono nella stessa direzione, verso una transizione che metta alle spalle la monocultura dell’acciaio e sia in grado di sviluppare tutte le potenzialità e vocazioni e del territorio, che coinvolgono in particolare la tutela dell’ambiente, della manifattura, dell’acquacoltura, dell’agroalimentare, del riuso del patrimonio di interesse storico-artistico e culturale.
Una transizione che non può prescindere da una Università della Provincia di Taranto forte, autorevole e soprattutto autonoma».