Grazie all’articolata attività investigativa, è stato emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per 19 soggetti residenti nelle provincie di Taranto, Brindisi e Lecce per i reati di ricettazione, riciclaggio ed estorsione in danno di numerosi cittadini residenti nel capoluogo ionico.
L’attività investigativa, svolta dal personale della Squadra di P.G. della Sezione Polizia Stradale di Taranto e scaturita dalla denuncia/querela presentata da un cittadino tarantino per aver subito il fraudolento trasferimento di proprietà della propria vettura, ha messo in luce l’esistenza di un gruppo delinquenziale il quale, attraverso fittizie dichiarazioni di vendita, trasferiva formalmente la proprietà dei veicoli riciclati originariamente di provenienza furtiva, procedendo così alla nuova intestazione a favore di terzi acquirenti in buona fede.
Le autovetture oggetto di riciclaggio attraverso una serie di fittizie operazioni, venivano artatamente intestate a persone inesistenti con utilizzo improprio dei dati identificativi dei reali proprietari, i quali erano del tutto ignari di tali operazione e quindi inconsapevoli dell’illecito perpetrato a loro danno.
Al fine di procedere con i fraudolenti trasferimenti di proprietà, il gruppo criminale sottraeva le carte di circolazione dall’interno delle vetture procedendo allo loro relativa sostituzione con quelle di altre dello stesso tipo.
Tale condotta risultava finalizzata a dissimulare l’asportazione dei veicoli e quindi propedeutica al successivo furto e al consequenziale riciclaggio, in quanto consentiva di utilizzare i dati identificativi di un’altra vettura dello stesso tipo.
Le complessive operazioni documentali risultavano fondamentali per celare definitivamente la provenienza illecita delle auto che una volta “ripuliti” venivano rivendute attraverso piattaforme internet.
L’organizzazione criminale, costituita da soggetti dediti al furto di veicoli, attraverso ramificazioni sul territorio, in alcuni casi estorceva ai legittimi proprietari delle auto trafugate cospicue somme di denaro attraverso il fenomeno criminale del c.d. cavallo di ritorno.