“Ogni primo di maggio festeggiamo i lavoratori. Anche se questa festa, in tempo di Coronavirus, ha indubbiamente un sapore diverso.
In questa giornata i primi lavoratori che vengono alla mente cui rivolgiamo il più sentito e accorato dei grazie sono i medici e i sanitari: il loro lavoro è prendersi cura degli altri, salvare vite umane mettendo a rischio la loro di vita. “Grazie” è una parola forse addirittura riduttiva, ma è l’unica che rende giustizia al nostro sentimento verso di loro.
Grazie.
In questa giornata, però, è impossibile non pensare a quanti in tempo di Coronavirus vedono il proprio lavoro a rischio; a quanti lo hanno perso improvvisamente; a quanti non lo avevano prima della pandemia e sono sprofondati in un abisso perché costretti ad affrontarla senza alcuna protezione economica; a quanti lo avevano e dopo questo lockdown non lo hanno più.
Il lavoro smarrito proprio nel momento in cui una pandemia invade un paese, il pianeta intero, rendendo più fragile e insicuro l’individuo; perché è proprio il lavoro che costruisce e mantiene solida la dignità e la sicurezza degli individui.
Oggi festeggiamo i lavoratori stremati che resistono, a cui da amministratori dobbiamo garantire, facendo il possibile e anche l’impossibile, supporti e strumenti per ripartire.
Oggi festeggiamo chi lavora tra mille incertezze guardando a un futuro che fatica a scorgere dietro un nemico invisibile che ci ha aggredito tutti alle spalle.
Oggi festeggiamo i nostri medici, i nostri insegnanti, tutto il nostro tessuto produttivo.
Oggi festeggiamo donne e uomini che hanno scelto di lasciare il lavoro retribuito per dedicarsi alla famiglia, per seguire i propri figli.
Oggi festeggiamo le donne e gli uomini delle forze dell’ordine che in questa emergenza sanitaria, con la medesima forza lavoro, hanno garantito presidi e sicurezza con abnegazione, senso del dovere e senso delle istituzioni encomiabili.
Oggi festeggiamo i nostri operai sempre più provati all’interno di una acciaieria franco-indiana e di Stato che ha deciso decenni fa che il profitto vale di più della salute.
Oggi festeggiamo ogni singolo lavoratore che, da nord a sud della penisola, ha consentito al nostro Paese di essere collocato fra le potenze economiche del mondo.
Festeggiamo i lavoratori tutti.
Ma questo primo maggio, in tempo di Coronavirus, lo dedichiamo ad Alessandro che mercoledì non ha retto alle troppe difficoltà e incertezze della sua situazione lavorativa e si è tolto la vita ricordando a tutti, e alla comunità tarantina in particolare, quanto lavoro, dignità, resistenza, sicurezza siano trame intrecciate che mandano avanti l’ingranaggio di una esistenza e che quando viene meno una di queste trame, deflagra l’intero ingranaggio che è una vita umana.”