Taranto continua a vivere settimane di incertezza, in cui la speranza di un futuro migliore si alterna alla delusione per le troppe promesse mancate.
Ilva, Arsenale, Porto tra luci ed ombre
Numerose sono le questioni sul tavolo, a partire dal futuro dell’ex Ilva, che sembra doversi decidere più tra Roma e Milano che in riva allo ionio, ma anche il destino del porto, che attende la piena operatività del nuovo gestore, e la nuova vita dell’Arsenale della Marina Militare, protagonista alla fine dell’anno scorso dell’ampio adeguamento di nave Cavour ai nuovi standard operativi.
Intanto si attende ancora la piena operatività del CIS, il sindaco Melucci si fa portavoce del malcontento della città e gli imprenditori locali continuano a lottare tra mancati pagamenti delle commesse evase, scadenze fiscali e concorrenza più o meno sleale.
A dare voce ai timori ed alle perplessità degli imprenditori ionici è una nota di Confindustria Taranto, che saluta l’inizio del 2020 tra luce ed ombre. “Il secondo rinvio nel giro di un mese del tavolo del Cis per Taranto, avviato ben cinque anni fa in direzione di un progetto corale di sviluppo per l’area jonica, impone alcune valutazioni in virtù di almeno due aspetti.
Il primo – prosegue la nota dell’associazione datoriale ionica – è dettato da una evidenza: il tavolo di contrattazione non conosce una reale evoluzione da oramai un anno e mezzo, nessun passo avanti è stato prodotto né in termini di adozione di nuove risorse né rispetto a progetti aggiuntivi.
Il secondo aspetto è meramente politico: da un lato si pone la questione Taranto come prioritaria nell’agenda governativa (la presenza del Premier alla vigilia di Natale andava in questa direzione), dando impulso al cosiddetto “Cantiere Taranto” e ad una serie di iniziative correlate per il rilancio del territorio, e dall’altro si assiste ad un progressivo ridimensionamento di queste misure. Il pacchetto di misure del “Cantiere”, definito in una proposta di decreto legge, sembrerebbe infatti ancora in fase di valutazione tecnica. Il Cis, fermo da almeno 18 mesi, ha subito, come dicevamo, un primo rinvio a dicembre. Il secondo, stando a quanto trapelato da fonti Mise, sarebbe stato invece diretta conseguenza della richiesta avanzata dal Sindaco di Taranto di “intestare” la governance del tavolo istituzionale al Premier Conte stralciandola dalle competenze del Ministro dello Sviluppo Economico.”
Marinaro: “Attendiamo l’annunciata apertura di un green new deal”
“Se di questo si dovesse trattare – dichiara il Presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro – ci aspettiamo una riconvocazione a breve. E’ ovvio che sulla riunione del tavolo istituzionale per Taranto avevamo riposto delle aspettative anche per ragionare attorno ad aspetti che riteniamo non possano prescindere dalla grande industria, la cui trattativa si dovrà chiudere entro gennaio: in virtù di questo, abbiamo più volte sollecitato il Governo a confrontarci per poter esporre alcune nostre proposte contenute all’interno di un apposito documento, senza però mai ottenere risposta. Cogliamo l’occasione, pertanto, per rilanciare la nostra disponibilità a discuterne,: l’occasione potrebbe essere il prossimo tavolo del Cis, purché i tempi siano brevi. Non c’è ulteriore tempo da perdere”.
Sul piano delle prospettive, intanto, Confindustria Taranto ha accolto con estremo favore l’annunciata apertura di un green new deal in chiave europea che potrebbe incentivare la riconversione dello stabilimento siderurgico di Taranto nel passaggio verso la decarbonizzazione. Per far sì che risorse apposite arrivino a Taranto sarà tuttavia fondamentale capire quali saranno gli orientamenti del nuovo piano industriale e quindi ambientale, conoscere i progetti e quindi riuscire a renderli compatibili con i progetti di conversione in senso ecosostenibile dei siti europei ritenuti più inquinanti.
Imprenditori e sindacati chiedono investimenti e progetti per il territorio
“Allo stesso tempo – dichiara ancora il Presidente di Confindustria Taranto – registriamo con favore la comune visione di intenti con le organizzazioni sindacali, incontrati nella nostra sede per riprendere i temi a noi cari : quelli dello sviluppo del territorio e della tutela delle imprese e dei lavoratori. Con i sindacati – presenti sia con i segretari generali Peluso, Castellucci e Turi, sia con rappresentanti di diversi settori – abbiamo riavviato un percorso comune che attiene non soltanto la grande vertenza dell’acciaio ma anche le piccole e grandi criticità presenti sul territorio, e che riguardano, fra le tante, i numerosi bacini di crisi. Quello della gestione delle emergenze sarà un tema che porteremo all’attenzione del Governo sul quale pretenderemo risposte certe, anche e soprattutto in virtù dei nuovi assetti che si delineeranno per l’ex Ilva. La premessa condivisa con i sindacati è: investimenti e progetti per il territorio, non traducibili in assistenzialismo o peggio ancora in provvedimenti-tampone.
Tuttavia, se i futuri scenari, come è prevedibile, lo dovessero richiedere, avremo bisogno di salvaguardare il nostro impianto industriale e il suo capitale umano, attraverso la certezza di poter accedere ad ammortizzatori sociali rifinanziati ad hoc. Di questo, e di tanto altro che riguarda anche il nostro indotto, i progetti per la città e le misure vorremmo discutere a breve con il Governo”.