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Il Sindaco di Taranto era stato molto chiaro, prima con la sua ordinanza, poi attorno al tavolo con i parlamentari ionici, infine con la richiesta – netta ed esplicita – di non mettere da parte il territorio quando si trattava di decidere del futuro dello stabilimento siderurgico.

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Ma a Roma e Milano, evidentemente, le parole di Rinaldo Melucci non hanno trovato ascolto e l’accordo è stato firmato, con più di qualche punto che desta perplessità e timore. Dopo l‘invito rivolto al Ministro Gualtieri, il Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ed il Presidente della Provincia di Taranto Giovanni Gugliotti hanno ricevuto oggi in audizione a Palazzo di Città i tre commissari di Ilva SpA in Amministrazione Straordinaria, Antonio Lupo, Francesco Ardito, Alessandro Danovi. All’incontro erano altresì presenti per il Comune di Taranto il Direttore Generale Ciro Imperio ed il Dirigente all’Ambiente Carmine Pisano.

Il disappunto del territorio ionico

Nell’incontro – si legge in una nota di Palazzo di Città – le Autorità ioniche hanno rinnovato tutto il loro personale disappunto e le rimostranze dell’intera comunità per l’agire irriguardoso degli ultimi giorni da parte dei commissari di Governo, a proposito della vertenza presso il Tribunale di Milano. Ad essi, il Sindaco e il Presidente hanno anche rammentato una lunga e comprovata serie di disservizi, ritardi e mancanze della gestione commissariale, a cominciare dal tema delle bonifiche, del lavoro e dei fondi sociali.

Come hanno dovuto esprimere sorpresa per la visita del commissario Ardito nella giornata di sabato scorso, allorquando egli esprimeva al primo cittadino ionico le scuse per le dichiarazioni a mezzo stampa del collegio commissariale, nei riguardi dell’ordinanza sindacale n. 15 del 27 febbraio 2020, e sostanzialmente prendeva le distanze dall’operato dei colleghi e del Governo, confermando la confusione completa e la inadeguatezza del loro gruppo di lavoro circa un piano insostenibile nei fatti.”

Non mancano, nelle parole di Melucci e Gugliotti, severe critiche al commissario Antonio Lupo che -da grottagliese – secondo i due amministratori locali avrebbe potuto mostrare un maggior attaccamento alla propria terra.

Confermata la richiesta di dimissioni

Gli eventi degli ultimi giorni hanno – se possibile – ampliato il solco tra azienda e territorio e il Sindaco di Taranto e il Presidente della Provincia ionica ritengono ormai compromesso ogni spazio di collaborazione con questi commissari sollecitando ancora una volta le loro immediate dimissioni.

La querelle del pozzo 25

Non bastassero gli ultimi eventi, ivi incluse le emissioni odorigene che hanno afflitto Taranto nelle ultime settimane, dallo stabilimento giungono azioni che più di qualcuno considera quasi una sorta di ripicca nei confronti della città

La direzione lavori pubblici del Comune di Taranto ha infatti chiesto un incontro urgente con i tecnici di Arcelor Mittal per dirimere la questione dell’approvvigionamento idrico necessario alla realizzazione della Forestazione Urbana dei Tamburi, progetto pilota di valenza nazionale, di Phitoremediation (zona Nord) ricompreso all’interno del “Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto”.

Già in data 7 Agosto infatti, Arcelor Mittal Italia aveva assicurato l’approvvigionamento idrico necessario (200 mc/giorno) al mantenimento del nuovo parco urbano, individuando anche il pozzo 25 di proprietà, situato nei pressi degli archi dell’acquedotto del Triglio adiacenti la recinzione dello stabilimento.

È di ieri invece, con ritardo giudicato “colpevole” dal Comune di Taranto, la comunicazione con cui Arcelor Mittal che confermava l’indisponibilità a concedere l’utilizzo del predetto pozzo in quanto Ilva in Amministrazione Straordinaria aveva richiesto di rientrarne in possesso per altri usi.

“Questa situazione di incertezza sulle procedure – stigmatizza una nota di Palazzo di Città – non fa che aumentare i ritardi sulla realizzazione di una delle principali opere di risanamento ambientale programmate per il quartiere Tamburi, gravemente provato dalla incombente presenza della fabbrica ai propri confini.

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