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“Serve una visione strategica” per internazionalizzare le imprese di Taranto,  occorre favorire un percorso che preveda l’aggregazione delle aziende in reti d’impresa. “Liberare” città e provincia dall’ossessione del siderurgico è l’unica strada utile a creare sviluppo e occupazione, ma d’ora in poi è necessario puntare seriamente su innovazione tecnologica, e-commerce, logistica, trasporto merci, potenziamento delle infrastrutture strategiche (ferrovia, collegamenti con gli aeroporti, ammodernamento del porto di Taranto). Sono queste, in estrema sintesi, le richieste per lo sviluppo dell’area di Taranto e della sua provincia che CIA Agricoltori Italiani Area Due Mari (Taranto-Brindisi), Casartigiani, Coldiretti, Confcommercio, Unci Agroalimentare, Agci Pesca e Lega Pesca hanno messo nero su bianco in un documento unitario. Il documento sarà inviato al vicepremier Luigi Di Maio e agli altri ministri che oggi erano a Taranto per fare il punto sul Contratto Istituzionale di Sviluppo, oltre che a tutti i soggetti presenti al tavolo in Prefettura. All’incontro in Prefettura, erano presenti il presidente provinciale e il direttore provinciale di CIA Due Mari, Pietro De Padova e Vito Rubino.

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IL GAP DA COLMARE. “Abbiamo condiviso un documento che non si limita all’analisi dei punti di forza e quelli di debolezza, ma va oltre, indicando la strada da percorrere”, ha spiegato Pietro De Padova, presidente provinciale di CIA Due Mari. “Il gap da colmare per trasformare le potenzialità in sviluppo sostenibile è rappresentato da una serie di lacune che riguardano formazione delle competenze, dimensione delle imprese, promozione delle eccellenze, logistica e infrastrutture”, ha De Padova. Le esportazioni pagano a caro prezzo il gap della logistica. A Taranto sono necessari e urgenti investimenti mirati a potenziare i trasporti delle produzioni agroalimentari, sfruttando la base logistica di straordinaria valenza qual è il porto del capoluogo jonico. Nel 2018 le merci movimentate nel porto di Taranto sono state pari a 4.951.895 tonnellate con una flessione del 13,3% rispetto all’anno precedente, quando la movimentazione era stata pari a 5.711.268 di tonnellate. L’infrastruttura logistica ha perso 759.373 tonnellate, una performance negativa che l’agroalimentare jonico e soprattutto il segmento ortofrutticolo non può permettersi. “Un chilo di agrumi di Palagiano per arrivare a Bruxelles impiega 48 ore, mentre dal sud della Spagna solo 36 ore”, ha spiegato Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari.

L’AGRICOLTURA, IL TURISMO, LA PESCA. L’agricoltura jonica, con una superficie totale di 129.872 ettari, registra una produzione di 10.344.153 quintali di prodotti agroalimentari. Sono 13.415 le aziende iscritte nel registro della Camera di Commercio di Taranto, il 23,5% sul totale delle imprese, e danno lavoro ad oltre 14.399 operai agricoli. L’agricoltura jonica registra una Produzione Lorda Vendibile di 
470 milioni di euro e, in pochi anni, ha raggiunto punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario. “Anche in questo caso, tuttavia, serve favorire l’aggregazione e l’internazionalizzazione delle imprese; bisogna liberare le aziende dal sovraccarico della burocrazia; è necessario sostenerne gli sforzi sul campo dell’innovazione tecnologica e il ricambio generazionale”, ha detto Pietro De Padova. La pesca e l’economia del mare sono un’altra risorsa che occorre utilizzare appieno. Così come il turismo.Nel 2018 il movimento turistico in provincia di Taranto ha rappresentato in termini di arrivi il 7,41% e in termini di presenze l’8,06% del mercato Puglia, allontanandosi anche dalle province di Bari (27,07 e 16,36%) e di Brindisi (11,65 e 12,40%) che fino a pochissimi anni fa avevano le stesse performance. “Servono collegamenti dagli aeroporti di Bari e Brindisi verso le località joniche, va favorito l’utilizzo dell’aeroporto di Grottaglie da parte dei tour-operator attraverso una migliore qualificazione dei servizi e un abbattimento dei costi previsti per i voli charter”, ha aggiunto Vito Rubino. “Questo Governo ha un’occasione storica, quella di dare seguito alle tante parole spese su Taranto, trasformandole in un vero piano di sviluppo: si colga questa opportunità, altrimenti l’emergenza occupazionale e sociale esploderanno”.

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