Sempre più incisiva l’attività di monitoraggio e controllo finalizzata al contrasto del fenomeno del “caporalato” disposta dal Questore di Taranto, Giuseppe Bellassai per accertare l’impiego di manodopera “in nero” da parte delle aziende agricole e controllare che non vi siano situazioni di illegalità e di sfruttamento dei lavoratori.
Nelle scorse ore la Squadra Mobile della Questura di Taranto ha tratto in arresto una donna del posto per il reato di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro. Gli agenti hanno denunciato anche il proprietario dell’autobus utilizzato per il trasporto dei braccianti agricoli, l’autista del mezzo e il titolare dell’azienda agricola.
Tutto è partito dal controllo di un pullman, effettuato nella zona di Castellaneta, che era parcheggiato all’interno di un vigneto. L’amministratore dell’azienda agricola, presente sul posto, ha dichiarato agli agenti della Squadra Mobile che i terreni circostanti erano di proprietà dell’azienda ma la loro gestione era affidata ad altre ditte.
Al momento del controllo sono stati trovati 10 lavoratori di nazionalità italiana e rumena che hanno esibito i contratti lavoro stipulati con un’altra azienda agricola, risultati tutti in corso di validità, eccetto quello di un uomo, residente a Taranto, scaduto il 31 maggio di quest’anno.
Dal racconto dei lavoratori è emerso che l’attività lavorativa prestata nei campi era l’unica fonte di sostentamento con una retribuzione giornaliera pari a 45 euro accreditata con cadenza mensile sui loro conti correnti.
Un particolare ha però insospettito gli agenti: il racconto che una somma pari a 11 euro giornaliere venisse detratta per essere consegnata a una donna con la motivazione di un errore di calcolo sulla busta paga. Una lavoratrice ha infatti spiegato che della paga giornaliera di 50 euro, venivano detratti dai 45 euro netti ben 11 euro da consegnare alla donna. Ad esempio nel mese di maggio, su 11 giorni di lavoro effettivi, aveva restituito alla 49enne la somma di 120 euro.
Un’altra bracciante ha confermato di percepire l’accredito della busta paga sul conto corrente ma di consegnare a una donna, non identificata, la somma di 8 euro.