Il dissalatore di Taranto sarà alimentato al 100% da energia verde senza emissioni dirette e indirette di CO2. All’energia solare autoprodotta da Acquedotto Pugliese (AQP) grazie all’impianto fotovoltaico già in progetto si sommerà quella proveniente da fornitura certificata, tramite Garanzie di Origine, per attestarne l’origine rinnovabile delle fonti utilizzate.
L’iniziativa nasce dal confronto con Legambiente, con cui AQP ha da tre anni una collaborazione mirata a promuovere la transizione energetica, la tutela del territorio e la sensibilizzazione delle comunità su temi ambientali.
Il tema della mitigazione degli impatti energetici era stato affrontato in primo un incontro con Legambiente Puglia e Legambiente Taranto già a marzo del 2024 ed è arrivato a soluzione in un nuovo appuntamento svolto il 31 gennaio, quando AQP ha comunicato all’associazione che riuscirà a coprire l’intero fabbisogno energetico dell’impianto approvvigionandosi di energia proveniente da fonti rinnovabili certificate tramite Garanzie di Origine, azzerando così anche le emissioni indirette di CO2 legate all’approvvigionamento energetico.
Il dissalatore, infatti, non prevede processi di combustione che comportano emissioni dirette di anidride carbonica. Gli impianti fotovoltaici, in corso di realizzazione da parte di AQP in Provincia di Taranto sulle coperture dei serbatoi del Parco del Marchese e del potabilizzatore del Sinni, da soli avrebbero coperto il 14% il fabbisogno energetico del dissalatore. Grazie alla certificazione della fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili si è arrivati al 100%.
Il dissalatore è un’opera necessaria. Taranto è l’unica provincia pugliese alimentata da una sola linea di approvvigionamento idrico (lo schema Pertusillo-Sinni) e il territorio è particolarmente esposto alle crisi idriche. AQP da tempo investe su risanamento reti e riuso: la città in questi giorni è interessata da lavori su 90 chilometri di reti idriche per un investimento di 37 mln di euro; i depuratori della provincia dedicati al riuso, inoltre, entro il 2028 diventeranno 16, incluso il Gennarini.
Ma recupero perdite e riutilizzo non bastano. Il dissalatore di Taranto risponde all’esigenza di diversificare l’approvvigionamento e rendere il territorio più autonomo grazie a una fonte, le sorgenti del Tara, particolarmente idonea perché non risente particolarmente delle variazioni climatiche e metereologiche. Il tutto nel rispetto del fiume, del mare, del territorio, dell’ecosistema e delle comunità che continueranno a fruirne liberamente.