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Altre tre lavoratrici per quasi 22 anni dipendenti “precarie” del Comune di Sava, da pochi giorni hanno conquistato una stabilità lavorativa.

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Loro, Mimma, Silvana e Mina facevano parte della platea dei Lavoratori socialmente utili che da circa 25 anni attendono una definitiva collocazione all’interno delle pubbliche amministrazioni in cui ruoli e funzioni nella maggior parte dei casi li fanno essere soggetti indispensabili.

Indispensabili ma non veri e propri dipendenti comunali, anche se organizzano l’ufficio anagrafe, guidano i pulmini scuola bus comunali o certificano la mole di documenti dell’ufficio protocollo.

Così mentre per Mimma, Silvana e Mina, il sogno dopo 21 anni, 6 mesi e 23 giorni, si è avverato, rimane ancora aperta la questione che riguarda i circa 140 LSU occupati a vario titolo nei comuni della provincia ionica.

Un ulteriore spinta alla stabilizzazione dei lavoratori arriva da una circolare del ministero del lavoro e delle politiche Sociali accolta dalla Regione Puglia, che proprio sulla scorta di quanto deciso dal governo centrale, non solo allunga i tempi per la riconferma del personale a tempo determinato, ma sostiene l’occupazione piena riconoscendo ad ogni comune 9.296,22 euro l’anno (per 4 anni) a lavoratore.

«E’ una finestra temporale che da tempo ai Comuni fino al 28 febbraio 2020 – spiega Tiziana Ronsisvalle, della segreteria FP CGIL di Taranto – ma è anche l’occasione per questi enti civici per restituire dignità a questi lavoratori e sanare una condizione di palese ingiustizia che si svolge proprio sotto il tetto delle amministrazioni periferiche che rappresentano lo Stato.

Per avere diritto al contributo per ogni lavoratore stabilizzato i Comuni dovranno presentare una domanda di ammissione entro febbraio del prossimo anno, dimostrando la postazione in pianta organica da ricoprire.

Ci attendiamo risposte dai nove Comuni ancora in ritardo – conclude la Ronsisvalle – e in base alle risposte che arriveranno li misureremo in termini di legalità, etica e sprechi.»

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