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Un pezzo di storia. Non solo quella di un uomo, ma quella di rapporti che sarebbe il caso di recuperare, in una città in cui il dialogo sembra non essere più prerequisito di progresso e miglioramento delle condizioni di cittadini e lavoratori.

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La storia di un rsu dell’Arsenale, ma non uno dei tanti, il loro coordinatore. E’ andato in pensione, infatti, oggi Mimmo Bellangino, storica figura della CGIL dentro il grande presidio industriale della città che per anni ha attraversato la vita di migliaia di tarantini.
Una tappa che oggi nell’ex sala a tracciare dell’Arsenale Militare di Taranto, è stata celebrata dai colleghi della FP CGIL e non solo, da colleghi della CISL e della UIL, storici, amici, dal vice direttore dell’Arsenale, ing. Vincenzo Barbati, e dagli alti vertici della Marina Militare, il contrammiraglio Cristiano Nervi, direttore dell’Arsenale e l’ammiraglio di divisione Salvatore Vitiello Comandante Marina Sud.

«Oggi saluto questo luogo a cui ho dato tanti anni di lotte e di impegni – ha detto Bellangino – ma da cui ho ricevuto molto di più. Eravamo i ragazzi del ’56, pensavamo di avere la rivoluzione in tasca e che bastasse avere una laurea per sapere tutto. Poi sono entrato qui dentro negli anni ’80 ho trovato i miei veri maestri. Operai che a stento avevano la quinta elementare ma avevano una cultura immensa. Una cultura fatta di lavoro, condivisione, rispetto etico, impegno sociale. E ho imparato tanto da loro.
Mimmo Bellangino li ringrazia tutti, ad uno ad uno, e visibilmente commosso poi si rivolge a coloro che fino a ieri erano la sua controparte.
Abbiamo avuto scontri anche accesi con la Marina Militare – dice – ma specie negli ultimi anni, anche grazie alla guida dell’ammiraglio Vitiello, abbiamo potuto confrontarci sempre più frequentemente, avendo la città, questo arsenale e questi lavoratori, come unica ragione del nostro impegno.»

«Ce ne siamo dette di tutti colori – ha detto il direttore dell’Arsenale, ammiraglio Nervi – Abbiamo fatto delle battaglie, l’uno contro l’altro, abbiamo passato dei momenti difficili. Era un periodo in cui si stavano riaprendo le officine e avevo fretta perché non si protraesse a lungo il periodo della scarsa operatività dell’Arsenale. Io volevo rimettere le persone nelle officine e ricominciare a lavorare, e Bellangino mi disse, “va bene, ma con tutti i crismi”. I ruoli ci resero distanti, ma eravamo della stessa pasta, perché come diceva il vecchio capo bacini, Oreste Musolino, “per lavorare in questo Arsenale e portare risultati, bisogna avere sangue”. E noi questo sangue lo abbiamo in comune perché teniamo entrambi all’Arsenale, emanazione dello Stato e della Marina, ma anche luogo di lavoro per questa città.»

«Mi sono fatto stampare il suo attestato di servizio – ha detto poi l’ammiraglio Vitiello – sei entrato in Arsenale come allievo operaio negli anni ’80, ma poi non ti sei fermato mai, hai fatto e vinto concorsi, ti sei aggiornato, fino all’ultimo, fino alla pensione, e questo ti fa onore. Così come la lealtà avuta in tutte le lotte sindacali. Bellangino grazie di tutto.
Oltre 40 di servizio che oggi tracciano la storia di un impegno, iniziato con la Legge 285 nel lontano 1980. Con Bellangino varcarono i cancelli di via Di Palma, altri 3000. Una storia che la Funzione Pubblica intende non lasciar morire.»

«Mimmo Bellangino è l’esempio di una crescita continua che oggi mentre le voci sul futuro dell’Arsenale si fanno sempre più pressanti ci dice di non mollare – dice Lorenzo Caldaralo, segretario della Funzione Pubblica CGIL – Perché se è vero che il progetto di musealizzazione (il protocollo è stato firmato nel corso dell’ultima riunione CIS dei giorni scorsi) consentirà di aprire le porte di questa industria storica, è anche vero che occorre preservare il futuro. E il futuro significa lavoro e operai tarantini ancora una volta tra questi bacini e queste officine a rendere questo patrimonio di storia, esperienza e professionalità, quello che è sempre stato: ovvero il più importante d’Europa

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