“Si tratta di qualcosa che funziona e quindi va immediatamente messo a disposizione di tutti”: le parole del direttore generale IRCCS “Giovanni Paolo II” di Bari, esprimono l’entusiasmo dietro l’istituzione del Centro regionale di Breath Analysis,
prima struttura pubblica in Europa a concentrare le proprie attività intorno all’analisi dei metaboliti presenti nel respiro, con l’obiettivo di diagnosticare precocemente diversi tumori.
Lo spirito con cui viene istituito il Centro è quello di un’apertura a competenze, discipline, saperi diversi, che aiutino in particolare nella lotta a patologie ad alta incidenza e mortalità. Il Centro, che sorge proprio all’interno dell’Istituto Tumori di Bari, nasce su solide fondamenta: le ricerche “made in Puglia” che, sin dal 2010, si sono concentrate su mesotelioma pleurico ed esposizione ad asbesto, prima, e sul tumore al colon retto, poi. Ricerche che, nel 2016, hanno portato alla nascita della grande rete di Inside the Breath, progetto biennale concluso proprio poche settimane fa, e allo sviluppo di una tecnologia ad hoc: il campionatore Mistral, in grado di registrare in pochi minuti singoli campioni di respiro da analizzare in laboratorio, alla ricerca di composti organici volatili che, se rilevati in specifiche sequenze, sono collegabili a specifiche patologie.
La prospettiva concreta, seppur dal sapore fantascientifico, è quella di poter diagnosticare molto precocemente una malattia solo attraverso l’analisi del respiro umano. Ecco perché l’Agenzia Regionale Strategica per la Salute ed il Sociale (AReSS Puglia), l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e l’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” (IRCCS) del capoluogo hanno fondato e presentato oggi in conferenza stampa il Centro Regionale di Breath Analysis.
La struttura si caratterizza per la trasversalità degli approcci alla breath analysis, che non ha precedenti nel panorama della sanità pubblica: un approccio che il prof. Gianluigi De Gennaro (Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Bari), definisce “laico, rispetto alle tecnologie e alla metodologia”. Mentre gli unici altri due centri europei sulla breath analysis (uno a Cambridge e uno a Tel Aviv) sono privati ed hanno un approccio “dogmatico” sullo sviluppo delle metodiche (sono cioè interessati a sviluppare esclusivamente la tecnologia diagnostica che essi stessi hanno sviluppato), il Centro pugliese è aperto ad implementare tutte le metodiche disponibili in letteratura.
Un centro altamente sperimentale, insomma, che offre opportunità concrete anche in un’ottica di prospettiva futura: non fossilizzarsi su un ambito di azione e su una metodica, fa notare De Gennaro, “apre ad altre patologie che magari, in alcuni siti del nostro territorio, possono essere particolarmente calde e interessanti, e apre soprattutto, sui nostri territori, alla possibilità di avere una tecnica che oggi non hanno neanche i centri d’eccellenza del Nord: quindi stiamo invertendo la tendenza”.
Il riferimento alle “patologie calde e interessanti” all’interno del territorio pugliese viene ripreso da Gianmarco Surico, coordinatore operativo della Rete Oncologica Pugliese, che ha ricordato l’emblematico caso di Taranto, “una delle zone più sensibili in Italia”.
“L’attenzione sulla zona – ha spiegato Surico – è particolarmente critica per l’associazione tra insediamenti industriali e alcune patologie tumorali ad alta incidenza, proprio quelle – le polmonari – sulle quali sono in corso gli studi clinici del nuovo Centro”.
Al momento, infatti, il team sta già lavorando su due sperimentazioni cliniche su mesotelioma – presso l’IRCCS Giovanni Paolo II – e tumore del colon-retto – presso il Policlinico di Bari.
Il passaggio dalla sperimentazione tecnologica ed episodica alla sperimentazione clinica e stabile tramite un Centro apposito è stato fortemente voluto dal direttore generale ARESS Puglia: l’iniziativa si giova di apposito finanziamento disposto dal Dipartimento Salute e si aggiunge agli altri “centri esperti” ospitati e coordinati dall’Agenzia, che si occupa dell’innovazione regionale nel campo della salute e del sociale.
“La struttura – ha spiegato Gorgoni – è governata da una cabina di regia, formata dai rappresentanti legali delle tre istituzioni, e da un comitato tecnico, con due componenti per ciascuno dei tre enti: per ARESS Puglia i due tecnici di riferimento sono Lucia Bisceglia ed Elisabetta Graps, esperte rispettivamente in Epidemiologia e Care Intelligence l’una e HTA e Horizon Scanning l’altra.” Completano il Comitato – presieduto da De Gennaro – le professionalità dei professori Tino Gesualdo e Donato Altomare per l’Universita di Bari e i dottori Domenico Galetta e Nicola Silvestris per l’Istituto Tumori.
“Il Centro – continua il dg Aress – è la dimostrazione concreta di come saperi nati e cresciuti nei laboratori pugliesi possano approdare nei reparti di ospedale diventando risorsa per la salute dei cittadini e non solo articoli in riviste prestigiose. Ma è anche la dimostrazione di come Rete Oncologica sia anche evoluzione dei servizi sanitari e non solo riordino dell’offerta corrente”.
La volontà condivisa da tutti è di fare in fretta: “Abbiamo assistito ad un pericoloso fenomeno negli anni passati: un’idea che è nata qui a Bari, dal professor De Gennaro e dal professor Altomare, poi è stata copiata in altri posti nel mondo, dove hanno accelerato la fase di applicazione tecnologica – ha affermato il dg dell’Oncologico – Ora noi siamo molto avanti, chiaramente si tratta di una prospettiva affascinante e che può anticipare sicuramente di anni eventuali terapie, quindi può tramutare un big killer in qualcosa che, in una certa percentuale di casi, può essere trattato.
“Un potenziale scientifico straordinario e una leale, profonda e intensa collaborazione tra le istituzioni che eticamente condividono lo stesso obiettivo, dice il Dg del Giovanni Paolo II: l’Università di Bari, l’ARESS e l’Istituto Tumori”.
Concetto ribadito anche dal prof. Giuseppe Pirlo, prorettore Uniba, intervenuto per conto del Rettore di Uniba, sostenitore della prima ora delle ricerche, che ha sottolineato come “tutta la comunità dell’Università si sente orgogliosa di questo progetto e impegnata in questo progetto: continuiamo a fare rete – il suo invito – cercando di volare alto, creare un sistema dove in maniera naturale le nostre migliori idee diventino ricchezza per il territorio”.