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«Un operaio di 47 anni mentre manovrava una pompa per il getto di cemento in un impianto di compostaggio a Manduria è rimasto folgorato. Se non fosse accaduto questo drammatico fatto di cronaca che lo ha di fatto portato alla soglia della morte noi di lui non avremmo saputo più nulla. Iscritto alla FILLEA CGIL fino al 2017 è poi finito nel girone degli invisibili, non censito da Cassa Edile, né lui, né l’impresa per cui lavorava.»

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«E’ il segnale – secondo Paolo Peluso, segretario generale della CGIL – di un imbarbarimento totale del mondo del lavoro che marginalizza, isola e in molti casi pone il lavoratore nella condizione di inabissarsi e perdere diritti e tutele, pur di continuare a mantenere un lavoro.
Un episodio che serve, alla segreteria della CGIL di Taranto, per raccontare un fatto ben più grave.

Consideriamo l’unità sindacale una tutela per tutti i lavoratori – dice Paolo Peluso – a patto che l’asticella dei diritti sia mantenuta alta in tutti i casi. Pensiamo che il rapporto con le imprese vada costruito in una logica espansiva delle attività di impresa come dei diritti dei lavoratori.
E’ la premessa che la segreteria di Taranto pone nella conferenza stampa che annuncia il ritiro della firma della CGIL ionica dal Protocollo d’intesa siglato proprio con CISL, UIL e Confindustria Taranto nel giugno del 2018.
In quell’impegno ci responsabilizzavamo tutti di fronte alla perdurante condizione di crisi della nostra provincia – continua Peluso, e per questa ragione ci obbligavamo vicendevolmente a creare i presupposti per uscirne insieme, senza pesare troppo sull’impresa o sui lavoratori.
Così non è accaduto e la CGIL di Taranto denuncia il proliferare di accordi di prossimità che derogano al Contratto Nazionale e alla Legge (Decreto Dignità) in tutti i settori.»

«L’elenco è lungo – spiega Giovanni D’Arcangelo, segretario organizzativo della CGIL di Taranto – si va dagli accordi a ribasso firmati per i lavoratori metalmeccanici, passando per i multiservizi, fino ad arrivare ai lavoratori del comparto sanitario o delle telecomunicazioni.
Il caso più eclatante è quello dell’accordo separato firmato a livello provinciale da Confindustria insieme ai metalmeccanici di CISL e UIL nel dicembre 2018. Un accordo che su tutto il territorio provinciale ora viene prese a modello anche da aziende di altri settori (edili, multiservizi, telecomunicazioni).»

«Non siamo contrari a prescindere agli accordi di prossimità – spiega ancora Peluso – ma devono essere scialuppe su cui salire con un impegno pre-ordinato e una rotta ben chiara, e non degli alibi per la destrutturazione completa dei diritti a cui è indispensabile tendere se non si vuole far pagare la crisi solo ai lavoratori.
Insomma, sindacato e impresa, possono decidere a livello aziendale, e in particolarissime condizioni, di prorogare sulla durata dei contratti a termine o sull’obbligatorietà della causale, ma questa disponibilità non può trasformarsi in un n processo di precariato conclamato.
Il risultato è una polverizzazione di un mondo, quello del lavoro, che così non riesce a far fronte comune.»

«E’ già noto alla cronache il no della FILCAMS ad un accordo separato all’interno dell’appalto siderurgico – sottolinea Eva Santoro componente della segreteria confederale – e lì a fronte della stabilizzazione di pochi, si è consentito con un accordo di prossimità, che si allungasse a tempi biblici la precarietà di tanti. E il settore del contratto multiservizi e degli appalti continua ad essere uno tra più colpiti.
Ecco dunque che secondo la CGIL viene meno il senso di questo impegno unitario.»

«Ritiriamo la firma – spiega Peluso – ma non rinunciamo a continuare a crederci.
La CGIL infatti dopo aver scritto a CISL e UIL e alla stessa Confindustria chiedendo di frenare sul fronte della deregulation, oggi in conferenza stampa lancia segnali ben precisi.
Invito CISL e UIL a ricostruire l’unità sindacale – dice Paolo Peluso – perché l’unità è un valore fondamentale ma a condizione che sia a nome dei lavoratori e non delle strutture di apparato. L’asticella dei diritti torni ad essere alta e non svilita in azioni di difesa o privilegio. Torniamo a dire i No che servono oggi per ricostruire l’unità dei lavoratori e lavorare insieme alle rappresentanze datoriali su innovazione e nuova organizzazione del lavoro. E’ così che si costruisce la competitività.
Il messaggio prosegue con un invito a Confindustria.

Siamo pronti a riprendere il dialogo – dice il segretario generale – ma occorre dare senso ad un confronto che deve guardare in una prospettiva di crescita, di ampliamento, di sviluppo che riguardi imprese e lavoratori alla pari. Non si può vincere la crisi o le difficoltà operando solo a vantaggio di alcuni (le imprese), facendo pagare il prezzo ai lavoratori.
L’ultimo messaggio la CGIL lo lancia ai lavoratori.

Continueremo ad essere lì dove ci avete sempre trovato in questi oltre cento anni – sottolinea il segretario della CGIL di Taranto – ed è per questo che ritiriamo la firma da un protocollo che ha perso di significato di fronte alle deroghe che vi mettono uno contro l’altro.

Infine la CGIL lancia un appello, a tutti i parlamentari della nostra provincia che il caso vuole siano prevalentemente dei 5Stelle.
Come CGIL abbiamo condiviso i principi del Decreto Dignità anche se ne abbiamo contestato alcuni aspetti applicativi. Quella legge voleva stringere le maglie della precarietà e restituire dignità appunto ai lavoratori. A loro chiedo cosa hanno da obiettare, cosa pensano rispetto allo stato di cose che qui denunciamo – dice Peluso – Perché qui la dignità professata dal loro capo politico non ha ancora trovato casa

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