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“Apprendiamo con soddisfazione dell’accoglimento, in data odierna, della domanda di concessione prodotta da Yilport Holding AS (controllata al 100% dalla Yildrim Holding AS) per il Molo Polisettoriale del Porto di Taranto per la durata di quarantanove anni”, cosi le sigle sindacali FIT, CISL e UILTrasporti.

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“Gli impegni profusi dall’AdSP Mare Ionio, quale regolatore attento allo sviluppo e all’equità, per la capacità di scegliere nell’interesse generale e di cogliere l’opportunità di superare i conflitti di interessi tra concessionari, devono suscitare uno spirito d’impresa tra gli operatori del mercato, animato dalla capacità di fare crescere il valore aggiunto del porto di Taranto. Serve implementare le opere complementari (Piastra logistica e raddoppio del IV sporgente) per rendere velocemente operativo il nuovo terminal intermodale per dare opportunità di sviluppo anche al territorio e per permettere l’immissione diretta delle merci nel mercato nazionale e, attraverso corridoi marittimi dedicati, in quello del Nord Europa. Non è più procrastinabile il completamento dei dragaggi e l’avvio dei lavori della diga foranea fondamentali per lo sviluppo ulteriore del porto e il sindacato monitorerà l’ interconnessione tra le opere realizzate e i risultati immediatamente ottenuti in termini di incremento di traffico”, si legge nella nota diffusa dalle tre organizzazioni sindacali.

Attendiamo il necessario confronto sul legame tra piano d’impresa, corrispettivo della concessione e investimenti che deve dare risposte al lavoro con la ricollocazione di tutti i lavoratori dell’Agenzia del Lavoro appositamente costituita.

Ci auguriamo altresì che il nuovo operatore determini le condizioni per creare un ponte più saldo tra manifattura e portualità, tra territorio e connessioni.

Il “lavoro” che si svilupperà in ambito portuale, sintetizzerà in maniera straordinaria, una delle sfide più importanti dell’azione sindacale svolta: governare e tutelare gli effetti della globalizzazione che, da una parte produce precarizzazione e dall’altra richiede crescenti quote di specializzazioni e professionalizzazioni nelle attività rese dai lavoratori.

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