mitilicoltura
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Cozze straniere, un’ordinanza ferma gli impianti in Mar Piccolo. Dal 26 settembre non è più possibile impiantare nelle acque del Mar Piccolo semi o frutti che non appartengano alla specie della cozza nera tarantina.

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Una specifica ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci ha anticipato gli effetti di quanto è stato già previsto nel nuovo Piano Comunale delle Coste, attualmente in fase di approvazione, che tra le altre cose dispone il divieto generalizzato di re-immersione di “mitili importati o comunque non autoctoni” in Mar Piccolo, al fine di contenere ed eliminare l’inquinamento biologico da specie cosiddette “aliene”.

«Si tratta di una misura necessaria a preservare la tipica biodiversità del Mar Piccolo – ha spiegato il primo cittadino – che integra le attività di sostegno ai produttori locali. Abbiamo lavorato faticosamente al riconoscimento del presidio Slow Food della cozza nera tarantina, ma serviva un’azione ancor più mirata per impedire contaminazioni che incidessero sul delicato ecosistema di quell’area, ma anche sui principi di una sana concorrenza tra produttori».

Le uniche deroghe, da valutare caso per caso, riguarderanno impianti effettuati per motivi di studio o ricerca.

«Anche gli impianti con mitili di provenienza non autoctona già esistenti, inoltre, anche se della specie della cozza nera tarantina – ha aggiunto l’assessore allo Sviluppo Economico Fabrizio Manzulli – dovranno cessare ogni attività in corso. Il nostro intento è soprattutto preservare la qualità del nostro prodotto e, di conseguenza, la salute pubblica: la commistione tra specie autoctone e “aliene” mina un equilibrio delicato e unico.

Avevamo avuto indicazioni precise circa una presenza massiccia di prodotto accresciuto altrove, soprattutto in Grecia, capace di introdurre in Mar Piccolo altri organismi come alghe e invertebrati, per questo abbiamo optato per un’ordinanza che anticipasse quanto previsto dal Piano Comunale delle Coste e garantisse maggior sicurezza. Abbiamo trovato sponda nei produttori, naturalmente, soprattutto in quelli che hanno sposato le nostre politiche di promozione della cozza nera tarantina».

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