ex Ilva
foto Sito ArcelorMittal - da archivio
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Lo stabilimento siderurgico in mano pubblica e poi, una volta risanato, il passaggio ai privati. Quando Confindustria Taranto prospettò questa ipotesi, direttamente a Palazzo Chigi, nel corso di una riunione straordinaria convocata dal Premier Conte alla presenza di diversi ministri sulla vicenda ex Ilva, le parole del Presidente Antonio Marinaro suscitarono reazioni perplesse.” Lo ricorda una nota della associazione datoriale ionica, che ritorna ad analizzare il futuro della ex Ilva, attualmente (e non si sa ancora per quanto tempo) nelle mani del colosso franco indiano Arcelor Mittal

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Un anno fa la prima proposta

Eravamo a novembre 2019 – ricorda ancora la nota di Confindustria Taranto – e la situazione complessiva dello stabilimento siderurgico, per quanto già gravata da diverse incognite, non faceva comunque registrare le criticità di adesso.

Il Presidente Marinaro, chiamato a parlare in particolare dei problemi dell’indotto, ipotizzò l’ingresso dello Stato nella gestione dello stabilimento – attraverso soggetti quali Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Sogesid – quale possibile soluzione per poter traghettare il centro siderurgico fuori dalla situazione di complessiva precarietà in cui sembrava già, come è poi realmente avvenuto, progressivamente incanalato.

Quindi, avanzò direttamente al Premier Conte – presenti diversi stakeholder del territorio e una delegazione di ministri – un possibile scenario in cui lo Stato avrebbe potuto risanare lo stabilimento per poi solo successivamente rimetterlo sul mercato e affidarlo ad uno o a più privati.

Taranto, sito strategico

Oggi – prosegue la nota di Confindustria Taranto, a distanza di poco meno di un anno, a rilanciare la questione è il Presidente di Federacciai Alessandro Banzato, il quale non soltanto torna a sostenere tale scenario, ma interviene anche sulla strategicità del sito tarantino, quando afferma che “Taranto è importantissima per una manifattura come quella italiana, la seconda in Europa dopo la Germania, e che se abbiamo livelli bassi a Taranto, anche la nostra manifattura soffre; l’Italia ha bisogno di Taranto, con un miglioramento ambientale, che era già cominciato”. Analoga proposta era stata inoltre ipotizzata dal Presidente Marinaro anche rispetto alla costituzione ad hoc di un tavolo sulla siderurgia, che lo stesso Banzato ha sostenuto con forza.”

Una esortazione al Governo

Credo che non si possa più prescindere – dichiara il Presidente Marinaro – da un Piano nazionale per la siderurgia per poter posizionare la situazione del sito di Taranto, definitivamente e chiaramente, nel panorama della manifattura italiana. Solo attraverso una visione d’assieme sul futuro dell’acciaio, sulle risorse, come quelle del Recovery Fund, da destinare al risanamento ambientale e ad un progressivo processo di decarbonizzazione, si potranno definire gli assetti futuri dello stabilimento jonico, che non può più essere recepito come un caso a sé, pur nelle evidenti peculiarità che presenta, ma in quanto parte integrante e fondamentale dell’industria italiana di cui discutere in un tavolo che affronti le prospettive dell’acciaio italiano rispetto ai competitor europei e mondiali ”.

Un’esortazione, quella di Marinaro, che viene indirizzata al Governo affinchè si definiscano presto i termini della trattativa con Arcelor Mittal e, anche in virtù di questa, si assumano a breve le decisioni per poter imprimere allo stabilimento quella svolta “green” finora particolarmente celebrata ma mai esplicitata nei suoi contenuti. Una svolta dalla quale dipenderanno le sorti produttive, occupazionali e ovviamente ambientali del centro siderurgico e di gran parte del tessuto economico di Taranto e della sua provincia .

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