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I riti della Settimana Santa di Taranto sono antichissimi. Si racconta che furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino Don Diego Calò nel 1600.
Nel nostro racconto sui riti della Settimana Santa più importanti in Italia vi parleremo dei tanti penitenti, devoti e illustrissimi signori che ogni anno vi partecipano. Per conoscere al meglio riti della Settimana Santa di Taranto occorre risalire quindi agli inizi del 1600. Dai nostri studi cogliamo che i riti a Taranto arrivano grazie alla famiglia Calò. Una famiglia nobile che si stabili a Taranto nel 1584 quando un giovane ufficiale di guarnigione dei Calò sposò Ippolita Imberverato, nobile di Taranto. Dalla loro unione nacque Francesco Antonio Calò. Questi sposò la nobile tarantina Francesca Cimino ed ebbero quatto figli. Tra questi c’era anche Pietro Antonio il quale fu il padre di Diego Calò. Quel Don Diego Calò che fece realizzare a Napoli le attuali statue del Cristo Morto e dell’Addolorata. Quelle che i confratelli del Carmine portano in processione il Venerdì Santo, in una delle due processioni dei riti tarantini.
I riti della Settimana Santa a Taranto non nascono però con la diffusione delle processioni. Ma con l’antico pellegrinaggio ai sepolcri dei confratelli penitenti delle congreghe tarantine. Tra gli inizi del 1500 e la fine del 1600 a Taranto si fondano ben 15 confraternite. La prima pare sia quella di San Cataldo in Santa Caterina. Tra queste c’è anche quella del Carmine che cura la processione dei Misteri.
Dalle nostre ricerche quindi prima delle due processioni i riti a Taranto già esistevano e venivano svolti con il pellegrinaggio delle poste ai sepolcri.